PRESIDENZIALI USA Trump vs Biden: cosa succederà nel Mondo?

di Gianmarco Landi

A 7 giorni dall’apertura delle urne più importanti nella storia dell’Umanità, facciamo il punto sulla situazione in cui tutti noi ci troviamo, mentre proprio oggi il Presidente della Repubblica italiana sta presiedendo il Consiglio Supremo di Difesa, per affrontare anche con il dispiegamento dell’esercito i problemi che potrebbero insorgere dopo il 3 di novembre. Questa situazione difficile è denominata in maniera ‘commestibile’ a tutti “Pandemia covid”, ma in realtà di sanitario non ha nulla di rilevante, e sarebbe più intelligente chiamarla conflitto politico mondiale per stabilire in quale direzione debba andare l’Umanità nei prossimi anni.

I fronti in campo non sono alleanze tra Stati, come nella II° Guerra Mondiale, ma tra élite che si contendono il vertice dell’Occidente e perciò del Mondo. Le fazioni in lotta per il predominio del Globo sono due: da una parte i miliardari di Davos, i banchieri khazari, i gesuiti e i massoni aristocratici, uniti nei propositi di Globalizzazione e Transumanesimo; dall’altra i massoni democratici, i cattolici tradizionalisti e l’alto ceto industriale e produttivo occidentale, tutti ‘ribelli’ rispetto ai dettami del Nuovo Ordine Mondiale e della sua Globalizzazione. I primi hanno sponde fortissime nella dittatura cinese e in Europa continentale mentre i secondi, invece, hanno sponde forti nelle nazioni di derivazione anglosassone, Russia e Israele, e sono soprattutto forti dell’appoggio del ceto medio più esteso e ricco del Mondo, e cioè quello americano. Il ceto medio americano è ulteriormente rafforzato dal II° Emendamento della Costituzione Usa, e quindi da pistole e fucili riposti nell’armadietto di casa di ogni buon americano. E’ nel DNA profondo dell’America tenersi pronti all’estremo sacrificio per difendere la Libertà, soprattutto dalle prevaricazioni che il Governo potrebbe voler attuare nei confronti dei suoi cittadini.

In ragione di queste premesse le elezioni Presidenziali Usa 2020 sono un braccio di ferro di portata storica, a cui assistiamo nella speranza che il tavolo non si spacchi, e così la competizione non trascenda con pugni, sedie e proiettili a volare per tutto il saloon, dove tutti noi, pur essendo di casa in Italia, in realtà stiamo.

Vincerà il candidato che prenderà la maggioranza dei grandi elettori, cioè degli stati con relativo valore elettorale pesato, non chi prenderà più voti in tutta la Nazione. I sondaggi propalati dai media, per dare ad intendere che Biden sia il favorito, sono spazzatura, e servono solo a fare propaganda e disinformare. In pratica la competizione è come stilare la classifica del campionato  di calcio, in cui lo scudetto sarà vinto da chi avrà più punti dopo aver giocato tutte le singole partite, e non contando quanti goal avrà fatto in totale, né la migliore differenza reti.  I punti in queste elezioni si chiamano grandi elettori, e sono in palio nel numero di 538 in totale. Vincerà chi, tra i due contendenti, ne conquisterà 270, dato che in tal caso il secondo al massimo ne potrebbe vincere 268.  Ognuno dei 50 stati ha un peso elettorale variabile, e ad esempio il più ‘pesante’ è la California, che ha 55 grandi elettori, poi il Texas con 38,  la Florida e New York 29, la Pennsylvania 20, il Michigan e la Georgia 16, il Nevada 11, il Montana 3, e così via. Tutti i grandi elettori di ogni stato (che ho chiamato ‘punti’ nella metafora calcistica) andranno a chi arriverà primo nella conta dei voti dello stato, mentre andrà zero spaccato a chi arriverà secondo, proprio come in una partita di calcio si assegnano tutti i 3 punti in classifica a chi egualmente avrà prevalso sull’avversario indipendentemente se con 4 goal a 3 oppure 4 goal a 0. 

Nella realtà concreta di questa competizione 38 stati su 50 hanno risultati scontati, perché si sa già da tempo che il distacco è così grande che i due contendenti principali non si scontrano realmente. Ed è per questo, ad esempio, che i 55 della California si ritengono da sempre in favore di Biden (nella cartina in basso lo stato è colorato blu intenso), mentre i 38 del Texas saranno per Trump (colorato rosso), e così via. Quindi la battaglia reale, che si gioca a suon di miliardi di $, comizi e anche colpi bassi di una violenza morale inaudita, è solo in alcuni stati denominati “Toss up” o “Battle ground”, generalmente con scarti presumibili in una dimensione ipotetica, intorno ai 3 punti.  I soldi e le energie si spendono solo in questi stati, e tenete conto che ormai da molte settimane si sta già votando per posta. Nel voto postale i democratici sono un portento organizzativo, e prevalgono storicamente,  avendo tanti soldi e pletore di assistiti a disposizione, che quando sono ben ‘stimolati’, obbediscono ai comitati elettorali Democratici dediti sapientemente a fare incette di schede elettorali postali. L’Illinois, uno stato fortemente Dem in cui è venuto fuori il senatore Obama, è un esempio di questa organizzazione, poggiata materialmente su un ceto proletarizzato creato negli ultimi decenni incentivando la maternità precoce, cioè dai 14 ai 18 anni, di fatto andando a scapito della scolarizzazione. I repubblicani, invece, vengono fuori bene nelle registrazioni delle ultime due settimane per accedere al voto fisico, e con i voti espressi il primo martedì di novembre, generalmente fanno uno scatto, al cui termine serale del cosiddetto Supermartedì, aprendosi tutte le urne, si potrebbero vedere vittoriosi anche di stati in cui le rilevazioni nei sondaggi li vedevano soccombere.

I media continuano a dire che Biden sta vincendo anche se non è vero in realtà, perché in questo modo spingono l’entusiasmo dei militanti democratici al fine di stimolarli a darsi da fare. Con logica inversa i media dicono da mesi che Trump perderà, perché così tentano di deprimere i militanti e gli elettori repubblicani, al fine concreto di scoraggiarli ad andare a registrarsi e votare martedì prossimo. Il gioco mediatico non aveva funzionato 4 anni fa con Hillary, e non avrebbe mai funzionato in questi giorni, se non fosse che qualcosa di importante, come la ‘pandemia’, è successa, anzi, come insegnò J.F. Kennedy, qualcosa di importante è stata fatta succedere. 

La speranza dei Dem è che il giochino funzioni stavolta grazie alla “pandemia” del virus cinese, che per loro è una  ‘benedizione’, come sappiamo mandata ‘inavvertitamente’ dalle negligenze del Partito Comunista cinese in solido con l’Oms, la quale ha lavorato alacremente per rendere credibile e contundente il pericolo biologico, non lanciando allarmi per tempo e finanche diffondendo disinformazione e protocolli di cura errati. Le terapie intensive in Italia sarebbero esplose, unitamente ad un certo numero di morti per diabete, anche se si fosse pensato di curare i diabetici con biberon di acqua e zucchero, e non si fosse dato loro l’insulina, e ciò quindi non significa che il Covid 19 non esista, né però che sia l’unico responsabile di decine di migliaia di morti italiani, praticamente assassinati dalla politicizzazione dell’OMS, contro cui Trump si è scagliato come una furia nei mesi scorsi.

Trump, tuttavia,  continua ad essere il più forte politicamente ed elettoralmente, perché in mano ha carte e file per schiacciare i suoi avversari, anche se i media e i social media le censurano agli occhi dell’opinione pubblica. Biden e gli altri leader radical, come Hillary e Obama, hanno pesanti spade di Damocle pendenti in testa, e anche per questo sono ancora più agguerriti ed uniti ai grandi banchieri mondialisti, i principali avversari di Trump e da lui colpiti pesantemente con il ‘Make America Great Again’.

Oltre alla posizione politica, la realtà dei numeri elettorali sorride a Trump,  che è il più forte nonostante lo scenario covid e lo zoccolo duro di stati blu in partenza assegnati ai Dem, sia più ampio di quelli rossi (repubblicani). I ‘punti’ mancanti per arrivare a 270  verranno conquistati dai repubblicani  quasi tutti con scarti sotto i 10 punti, e stando ad alcune previsioni ottimistiche, Trump dovrebbe arrivare sopra 330 e stracciare Biden,  e così stroncare ogni velleità radical, di trascinare il Mondo in una ‘tarantella’ politico legale,  per poi scatenare il caos e magari anche causare attentati e morti in giro per l’Occidente, al fine di dissuadere Trump dall’andare avanti per altri 4 anni, che sarebbero letali per i disegni di dominio dei miliardari di Davos. Chissà, quindi, che non sia il caso di stare in Italia tutti buoni fino al 4 di novembre, assecondando per 7 giorni la dittatura sanitaria, come se l’emergenza covid fosse una cosa vera, rimanendo alla finestra per vedere cosa accade in America. Se dei terroristi volessero mettere una bomba in un palasport, o fare una carneficina al ristorante, sarebbero messi in difficoltà se i palasport fossero vuoti e i ristoranti chiusi, e in più ci fossero militari e polizia per strada. Ovviamente questa ‘storia’ non mi piace e mi fa paura, perché vedo anche io la Democrazia a rischio, tuttavia un barlume minimo di buona fede, mi ostino a vederlo anche in Conte e Mattarella, i quali malissimo, comunque, si sono cimentati nel gestire questa emergenza politica. Nell’attesa possiamo essere tutti confortati dal  pronostico dei sondaggi, che ora è tutto per Trump, e dalla ratifica senatoriale del nono magistrato della Suprema Corte, che la porta in una situazione di 6 a 3 per i repubblicani. Nel caso di un forte scontro politico legale tra Repubblicani e Democratici, questa Magistratura avrebbe l’ultima parola sulla Democrazia americana e quindi sull’apice del Mondo. 

Ma vediamo cosa sta accadendo sul fronte delle previsioni statistiche. Secondo le proiezioni di StatesPoll.com la mappa elettorale di queste elezioni assomiglia di più a quella proposta nella mappa sopra riportata (ringraziamo l’Osservatore Repubblicano). L’Istituto  statespoll.com fu tra i pochi ad aver previsto la vittoria di Trump nel 2016, perché il suo metodo analizza i sondaggi dei principali istituti e li “corregge” tenendo conto dei dati storici degli exit poll delle presidenziali del 2012 e 2016, confrontandole con gli exit poll delle elezioni midterm del 2018, e tenendo conto pure delle registrazioni degli elettori nonché delle tendenze rilevate nei sondaggi telefonici.

La proiezione tiene in considerazione gli ultimi sondaggi Stato per Stato e le statistiche sul voto anticipato, per corrispondenza ed in presenza. Per questo Istituto Trump vincerebbe  con 292 Grandi Elettori contro i 216 di Joe Biden, il resto dei grandi elettori (30) sarebbe troppo toss up (incerto) e non pronosticabile, perché i due candidati sono incollati in moltissimi modi di elaborare le rilevazioni. Evidenzio che in questa analisi Trump è 22 grandi elettori sopra quota minima di 270, fermo restando che sui 30 altri grandi elettori in ballo, la lotta è apertissima.

Donald Trump sarebbe avanti in Arizona, Florida e North Carolina, mentre sui Toss up più incerti sarebbe il favorito a vincere in Wisconsin e Michigan, con distacchi intorno al 2%.Totalmente  “Toss-Up” (cioè “totalmente indecisi”) sono ancora il Minnesota e la Pennsylvania, dove Trump è messo molto bene nelle rilevazioni di voto postale e nelle registrazioni in corso,  ma svantaggiato dalla tradizione storica del Minnesota e dalla considerazione sulle origini di Biden in Delaware, una contea della Pennsylvania, dove Biden ha un back ground di 47 anni di politica.  

Donald Trump ha maturato un vantaggio marcato in Iowa, Ohio e Georgia, e in questi stati i Democratici da alcuni giorni hanno smesso di investire soldi, mentre Biden è molto probabile che vinca in New Hampshire, dove invece sembrava che Trump avesse mollato, anche se il recente rally della settimana scorsa potrebbe significare un ritorno della campagna di Trump in questo Stato. Tenete conto però che nelle lotte su collegi maggioritari,  alle volte si fanno anche ‘finte’ per disorientare l’avversario sulla strategia, un po’ come nel gioco del Risiko si mettono un paio di carriarmati in un posto per ingannare l’avversario sulle proprie reali intenzioni, e farlo sbilanciare negli sforzi dove non dovrebbe. Donald Trump, infatti, è dato in lieve vantaggio su alcuni Toss up incertissimi,  (< 1 punto) come il Nevada, dove però bisogna sottolineare che generalmente i sondaggi in questo stato tendono a sovrastimare i Repubblicani. Donald Trump sarebbe infine “favorito” nei Distretti del Nebraska e del Maine, e queste notizie della scorsa settimana hanno gettato sconforto nei comitati elettorali Dem, perché fanno intravvedere una capacità del loro avversario di penetrare anche nell’elettorato non repubblicano.

In ultimo, considerate che al Senato la maggioranza è incerta ma dovrebbe rimanere repubblicana, perché sui 100 seggi  si profila realistico che 49 mantengano certa permanenza rossa, mentre 46 blu, e ben 5 totalmente Toss up, potrebbero essere allacciati al trascinamento sviscerato da Trump la scorsa settimana, quando la botta alle gambe di Biden, portata da Giuliani mediante le prove di corruzione e pedofilia emerse nel computer del figlio del leader Dem, si è fatta sentire, sebbene l’ovatta mediatica applicata dalle élite del mainstream e dai social media, abbia silenziato la portata del marciume e della depravazione.

Fonte: https://statespoll.com/post/632919336941731840/presidential-election-2020-electoral-college-map

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