L’ARTE DEL GAMING – UNA REALTÀ CONSOLIDATA

Il Gaming è un termine inglese che riconduce all’azione o alla pratica di giocare ai videogiochi; in altre parole giocare al PC o alla Console.

Un mondo particolare che molto spesso viene considerato come una categoria a parte dalle persone, dove i giocatori, definiti “Gamer”, appaiono individui sfaticati o nullafacenti che passano ore costanti davanti ai videogiochi.

In realtà esistono diversi tipi di videogiocatori: coloro che lo fanno per divertimento e coloro che invece inseguono una carriera o un percorso, con la possibilità di guadagnare giocando.

Effettivamente quest’ultima situazione potrebbe essere paragonata tranquillamente alla vita di un calciatore per intenderci, che viene pagato per “giocare”. Possiamo allora affermare che sia il Gamer che il calciatore fanno della loro passione un lavoro, per lo più remunerato.

Ci sono tante sfaccettature da dover considerare quando si parla di gaming: dalla possibilità di creare una propria squadra ad avere una piattaforma (Playstation o Pc per esempio) adeguata, passando per una connessione WiFi eccellente fino al perseguimento di un percorso e di obiettivi stimolanti per chi gioca.

Con l’idea di presentare, soprattutto alle vecchie generazioni, la realtà del gioco virtuale, ho realizzato un’intervista ad un caro amico che da anni gioca ai videogiochi e da poco ha creato un Team online per poter crescere (sia livello di gioco che a livello umano), con il sogno un giorno di ambire a qualcosa di grande, impensabile fino a qualche tempo fa.

Michael, come nasce l’idea di un Team virtuale?

Giocando con un mio amico e facendo tornei insieme, abbiamo pensato da subito di utilizzare nel nostro nome di gioco, una parola che ci identificasse come squadra. Questa idea nacque inizialmente per farci “fighi” e sembrare magari dei Pro davanti agli altri giocatori; successivamente però abbiamo conosciuto un altro ragazzo giocando e così il nostro team, da un semplice divertimento, è diventato competitivo. Da questo momento in poi abbiamo iniziato a “reclutare” nuovi giocatori con la speranza di realizzare una squadra forte che potesse ambire a tornei o sfide mondiali.

In che periodo avete maturato l’idea della squadra? Il difficile periodo Covid-19 e la conseguente quarantena, hanno in qualche modo influito?

La prima idea di “squad” si è sviluppata intorno a febbraio, giocando però solamente in due, assieme al mio amico. Da giugno invece il team si è consolidato, è cresciuto, si è affermato come competitivo e da lì siamo partiti ufficialmente. Il periodo di quarantena ha sicuramente aiutato noi giocatori, concedendoci molto più tempo per trovarci online e stare insieme. Ho stretto tante nuove amicizie e conosciuto diverse persone giocando in quel periodo complicato per tutti. Il gioco alla fine è stato anche una piacevole distrazione a tutto ciò che stavamo drammaticamente vivendo all’esterno.

Cosa intendi per Team?

Siamo innanzitutto un gruppo di amici, che si è ben consolidato in questi mesi. Il team ci mantiene uniti, anche a distanza; abbiamo creato una mini-famiglia con cui passare i pomeriggi e molto spesso anche serate, dentro e fuori dal gioco. Con la fine della quarantena per esempio siamo usciti a cena tutti insieme. Per noi essere un team non significa solamente trovarsi per giocare, bensì vedersi, socializzare, stare in compagnia (fisica e virtuale).

Siete tutti della stessa città o paese? Oppure ci sono anche ragazzi di fuori?

Siamo prevalentemente tutti di Bologna, tranne due ragazzi di Napoli e uno di Roma, per il momento. Con loro non siamo ancora riusciti a trovarci fisicamente perché si sono uniti da poco alla squadra, anche se l’idea è quella di incontrarsi a breve, magari in un posto a metà tra noi e loro. Ti svelo in anteprima che sto programmando la creazione di alcune magliette del team per tutti i ragazzi (12 giocatori, n.d.r.), ognuno con il proprio nome da Gamer.

Possiamo dire che tutto ciò, nato per gioco, ora sia diventato stabilmente un progetto?

Sicuramente, ora puntiamo a crescere e pian piano a farci conoscere quantomeno in Italia, anche se i sogni nel cassetto restano le competizioni europee e mondiali. Servirebbe però qualcuno che ci sponsorizzasse.

A questo proposito, nel mondo del Gaming si può guadagnare?

Sì, è possibile guadagnare, anche tanto, ma solo quando si arriva ad alti livelli. Ci sono player per esempio che giocano per lavoro, svegliandosi alle 08:00 per poi allenarsi nel gioco fino all’ora di pranzo circa; il pomeriggio viene invece solitamente dedicato ai tornei (con montepremi in palio). Qualche mese fa per esempio un ragazzo italiano è riuscito a superare le varie fasi di qualificazione di un torneo, arrivando fino alla finale e terminando la competizione sul terzo gradino del podio. Come premio ha portato a casa ben 45.000 dollari. Il campione mondiale di Fortnite invece ha vinto poco tempo fa 3 milioni di dollari, quindi si può guadagnare, ma bisogna saper giocare molto bene. Questo richiede però tante ore di allenamento, tanto tempo davanti allo schermo, pazienza, voglia, determinazione e soprattutto stimoli. Elementi necessari per sfondare nel mondo virtuale dei videogiochi.

Il Gaming può essere considerato un lavoro o lo può diventare in futuro?

Ovvio. Tante persone investono il loro tempo nei videogiochi, come per esempio gli streamer: sono coloro che forniscono un contenuto online attraverso una trasmissione in diretta o un video pre-registrato. Uno streamer può offrire una serie di contenuti che vanno da semplici chiacchierate con gli spettatori, a veri e propri spettacoli. Lo scopo primario è quello di intrattenere il suo pubblico mentre gioca. Può essere un lavoro a tutti gli effetti.

In questo momento state reclutando nuovi giocatori o siete momentaneamente soddisfatti così?

Ora siamo 12 gamer e ciò ci rende molto orgogliosi, quindi per il momento siamo soddisfatti così. Considerando che il Team ha appena tre mesi, l’obiettivo delle prossime settimane sarà quello di allenarsi insieme, di conoscersi ancor di più e raggiungere un buon livello di gioco come squadra, poi penseremo ad aggiungere magari nuovi componenti. Sicuramente più cresceremo come team, maggiori saranno le possibilità di far entrare gente forte e di alto livello.

Quali sono i canali principali per far conoscere un team nel mondo del Gaming?

Penso che i social media siano i mezzi più importanti per diffondere per esempio i risultati conseguiti dal singolo o dal team, fornire costantemente feedback sulle partite, trasmettere video o immagini riguardanti partite, pubblicare gli highlights sulle migliori giocate effettuate e invogliare ancor di più la gente a seguire. Noi ad esempio utilizziamo una pagina Instagram (team_n3xt, n.d.r.), dove forniamo quotidianamente dati e risultati ottenuti nel game, oppure video che immortalano azioni di gioco strabilianti.

Avete una piattaforma di gioco predefinita o siete Cross-Platform (stesso gioco da piattaforme differenti)?

Giochiamo quasi tutti da PC, tranne due ragazzi che cambieranno piattaforma a settembre (per il momento PlayStation o XBox). In linea di massima prediligiamo il computer per svariati motivi, soprattutto per comodità, velocità e migliori prestazioni nel gioco.

Prima parlavi di allenamenti per giocare. Cosa intendevi?

Allenarsi su Fortnite per esempio dipende da giocatore a giocatore. Personalmente prima dei tornei o delle Competitive, faccio sempre mezz’ora di partite private per conto mio come riscaldamento e preparazione. Essendo un gioco basato sul costruire e sparare, mi alleno molto sul modificare le costruzioni che creo e sulla mira, per essere il più fluido possibile nelle partite che contano. Utilizzando per esempio la console, con un controller (o joystick), il gioco ti fornisce la mira assistita, quindi sei “aiutato” durante l’azione di fuoco; giocando invece da PC, questa funzione non esiste e perciò bisogna allenarsi manualmente. Francamente preferisco la seconda, perché spinge i giocatori a migliorarsi e a giocare senza sostegni esterni.

Come si giudica la bravura (o meno) di un Gamer?

Esistono team che valutano i giocatori per la loro mentalità: si dice appunto che qualcuno ha un buon “Brain”, cioè in grado di fare la scelta giusta al momento giusto; oppure che è “Skillato”, cioè in grado di muoversi e agire in maniera meccanicamente perfetta. In altre parole un buon giocatore è colui che usa eccellentemente la testa per fare delle scelte oppure colui che sa esaltare le sue abilità.

Quanto tempo ci vuole per diventare un Gamer?

Ore, giorni, settimane. Ma soprattutto passione, determinazione, intensità. Non si può pensare che da un giorno all’altro si diventi player. Bisogna giocare con costanza, senza mai mollare e crederci fino in fondo. Più si gioca, più si cresce e più si migliora. Se poi si fissano degli obiettivi, il tutto diventa ancor più interessante e stimolante.

Un vero Gamer che si rispetti immagino abbia una postazione da gioco ben definita. La tua com’è?

Molto brevemente: gioco nella mia camera, ho una scrivania da studio dove poggia il mio computer da gaming. Inizialmente il mio PC era pensato per un semplice utilizzo scolastico. poi però parlando con mio zio, sono riuscito ad ottenere un apparecchio multiuso, sia per studiare che per giocare. Dopodiché mi sono procurato mouse, tastiera e il pad, che utilizzo per giocare.

Che cos’è un Joypad o Gamepad (detto anche Pad)?

Il Pad è un controller per videogiochi dotato di diversi tasti, progettato per essere tenuto in mano. Può essere collegato alla console o al PC attraverso un cavo oppure tramite la tecnologia a distanza Bluetooth. Per esempio può sostituire mouse e tastiera per rendere più fluido e comodo il modo di giocare.

Meglio giocare da PlayStation / XBox o da PC?

Ho provato entrambi. Sinceramente fin quando era un semplice divertimento, ho sempre esaltato la console, in quanto a mio parere è perfetta per imparare a giocare ed entrare nel mondo dei videogiochi. Quando però decidi di diventare più competitivo, il computer sembra davvero un altro mondo: fluidità maggiore, grafica migliore, livello dei giocatori molto più alto. Una vera e propria Community del game e sono fiero di farne parte assieme al mio team.

Cosa sono Twich e Discord?

Twich è una piattaforma molto recente simile a YouTube dove molti Gamer e Content Creator (creatori di contenuti) portano giornalmente video di gioco e hanno un riscontro molto elevato sia in termini di spettatori, sia in termini di remunerazione economica. E’ uno strumento molto interessante soprattutto per farsi conoscere; noi per esempio abbiamo creato un profilo su Twich con l’intenzione di trasmettere i tornei futuri (in streaming). Discord invece è un’applicazione che utilizziamo per comunicare tra di noi mentre si gioca, tramite un server dedicato (e privato). Ci sarà molto utile anche per reclutare nuovi giocatori e misurare così la loro preparazione.

Come descriveresti Fortnite, il gioco del momento?

Un boom clamoroso, una grandissima rivelazione da circa tre anni ad oggi. Penso sia stato uno dei giochi più “venduti” e più giocati nella storia dei videogames. L’ho conosciuto grazie ad un mio amico quasi per scherzo e a distanza di tre anni è diventato per me un vero e proprio “must”. Sono passato dal vederlo come un passatempo divertente ad un progetto per il futuro. Ho iniziato a giocarci per amicizia e per lo stesso motivo oggi sto proseguendo nel percorso. Poi la possibilità di giocare individualmente, in coppia o perfino in squadre da tre o quattro giocatori, lo rende ancor più speciale.

Tenendo anche conto del drammatico periodo vissuto negli ultimi mesi (per via del Coronavirus), secondo te al giorno d’oggi (2020) è più facile fare amicizia nella vita reale o in quella virtuale?

Grazie alla presenza insistente nelle nostre vite dei social media, penso sia molto importante dapprima conoscere una persona virtualmente, capirla a “distanza”, interagire bene e poi dopo uscirci insieme e trasformare il rapporto virtuale in reale. E’ un mondo molto particolare quello odierno, le insidie sono sempre dietro l’angolo e anche se nei profili social ognuno può scrivere ciò che vuole di sè stesso, lo reputo un modo iniziale di conoscenza molto efficace e preventivo. Un caso emblematico l’ho vissuto personalmente con il team: ci siamo conosciuti prima sul gioco, abbiamo parlato, abbiamo scherzato, ci siamo trovati e ritrovati virtualmente, per poi consolidare le amicizie e finalmente uscire fisicamente e realmente tutti insieme. Ora la vita funziona spesso e volentieri così. Il Covid ha poi rafforzato questo mio pensiero, in quanto per diversi mesi siamo rimasti chiusi in casa e l’unico modo per comunicare e parlare erano gli strumenti tecnologici.

Quali sono i progetti a medio-lungo termine del Team N3xt?

In primis mi piacerebbe affittare una stanza tutta nostra dove riunirsi tutti insieme prima dei tornei o delle competizioni importanti. Avere insomma un luogo comune per il team dove passare le giornate, divertirsi, giocare e sostenersi l’uno con l’altro, come fossimo una vera famiglia. Il sogno più grande rimarrà sempre la World Cup in America, il massimo trofeo internazionale di Fornite, dove si affrontano i 100 migliori giocatori del mondo, con enormi premi in denaro.

Per concludere, cosa significa essere il Capo di un Team di videogiochi?

E’ una grande responsabilità. Come capo del team cerco sempre di mantenere un livello di serietà alto quando si gioca ma ritengo sia fondamentale saper scherzare e concedersi il tempo per rilassarsi ogni tanto. Quando qualcosa non va o c’è un dissidio, cerco sempre di ricucire lo strappo o quantomeno di risolvere il problema il prima possibile. Come in tutte le cose o in tutti i gruppi, credo che i litigi siano normali perchè significa che tutti noi teniamo al team e ad ogni singolo componente, l’importante è saper sistemare e ripartire. Oggi abbiamo costruito le fondamenta e ringrazio i miei ragazzi per esserci e per aver sposato questo bellissimo progetto; un domani magari saranno loro a ringraziare me per aver anche solo avuto questa “folle” ma interessante idea di una famiglia virtuale/reale.

Nel ringraziare Michael per la piacevole intervista che ci ha concesso, oggi abbiamo realizzato un tuffo nel mondo virtuale dei videogiochi alla conoscenza di una realtà per molti sconosciuta, per altri sconnessa dai propri interessi. Una visione tutt’altro che semplicista del Gaming che si sta facendo sempre più strada tra i ragazzi e nel concetto di gioco mondiale. Per qualcuno è un semplice divertimento, per altri un lavoro, per tanti un passione.

Di Roberto Giusti

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