Gaza, i bombardamenti e il piano di occupazione israeliano

Immagine di un edificio residenziale di Gaza raso al suolo dopo i bombardamenti

Il piano di occupazione israeliano

Il gabinetto israeliano ha approvato nella notte all’unanimità il piano per espandere le operazioni militari nella Striscia di Gaza. Secondo quanto cita il Times of Israel, l’attuale capo di stato maggiore delle forze di difesa israeliane, Eyal Zamir, ha ribadito che il priano prevede la completa occupazione del territorio della Striscia di Gaza, insieme allo spostamento della popolazione sfollata verso sud e alla protezione degli aiuti umanitari dalle ingerenze di Hamas.

Secondo fonti arabe e israeliane, progegue il Times of Israel, l’IDF non sarà direttamente coinvolta nella distribuzione degli aiuti umanitari, ma le truppe israeliane si limiteranno unicamente a fornire assistenza agli operatori e alle assiociazioni internazionali impegnati nelle forniture alla popolazione locale. Il piano, inoltre, sarà attuato solamente dopo la visita nel paese del presidente degli Stati Uniti Donald Trump la prossima settimana e, fino ad allora, si cercherà di raggiungere un accordo con Hamas su un cessate il fuoco e gli ostaggi.

I bombardamenti nella Striscia di Gaza continuano

L’agenzia di protezione civile di Gaza ha dichiarato che gli attacchi israeliani sul territorio palestinese dall’alba di ieri hanno ucciso almeno 16 persone, tra le quali almeno tre bambini. Le vittime sono concentrate nel Sud della Striscia. “Le nostre squadre hanno trovato 15 martiri e 10 feriti, per lo più bambini e donne, dopo un attacco israeliano su tre appartamenti” a nord-ovest di Città di Gaza, ha dichiarato il portavoce dell’agenzia, Mahmud Bassal, aggiungendo che altre quattro persone sono state uccise e quattro ferite in un attacco su un’abitazione nella città di Beit Lahiya, nel nordovest.

La notizia arriva due giorni dopo l’attacco alla nave Conscience della Freedom Flotilla Coalition. La nave era pronta a salpare per Gaza carica di aiuti umanitari e materiale medico-sanitario. Tuttavia, alle 00.23 di venerdì 2 maggio 2025 è stata colpita da un doppio attacco di droni – ritenuti essere israeliani – mentre si trovava in acque internazionali non lontano dall’isola di Malta.

Dopo l’attacco, la Freedom Flottilla aveva lanciato un segnale di SOS che era stato ignorato da tutti gli stati raggiunti con l’unica eccezione di Cipro del sud, che ha inviato una barca in soccorso della Conscience. Attiviste e attivisti hanno anche chiesto a vari Paesi occidentali di convocare gli ambasciatori israeliani affinchè possano spiegare diversi dettagli, a partire dal tracciato – raccolto dal sito specializzato in traffico aereo, ADS-B Exchange – che mostra un C-130 Hercules dell’Aeronautica Militare israeliana sorvolare per 7 ore e a bassa quota la zona orientale di Malta poco prima dell’attacco alla nave umanitaria.

Le condizioni del ponte della Coscience il giorno successivo all’attacco

La questione degli aiuti umanitari nella Striscia: l’appello di Bruxelles

Nel corso del briefing quotidiano con la stampa, infine, il portavoce della Commissione Ue per gli Affari esteri Anouar El Anouni ha ribadito a gran voce la richiesta a Israele di revocare il blocco degli aiuti umanitari, ormai in atto da ben due mesi.
“L’Unione europea è preoccupata dalla prevista estensione dell’operazione delle forze armate israeliane a Gaza, che causerà ulteriori vittime e sofferenze alla popolazione palestinese: esortiamo Israele a esercitare la massima moderazione”, ha aggiunto il portavoce. “È essenziale ripristinare immediatamente l’accesso e la distribuzione degli aiuti umanitari, nonché la fornitura di elettricità a Gaza: la situazione sta raggiungendo livelli critici”, ha detto ancora.

Un altro importante campanello di allarme giunge dal Programma alimentare mondiale (WFP), l’agenzia dell’ONU che si occupa dell’assistenza alimentare nel mondo, la quale ha annunciato sabato di aver esaurito le proprie scorte di cibo, da cui dipendono circa 400mila palestinesi. Dal 16 aprile l’UNRWA, l’agenzia della Nazioni Unite per i palestinesi, ha esaurito le scorte di farina.

Juliette Touma, direttrice della Comunicazione dell’UNRWA, dice: “Gaza subisce un embargo da Israele non dall’inizio della guerra, ma da diciotto anni. Ora è diventato un assedio e la guerra ha distrutto quasi ogni forma di agricoltura interna e ha colpito non solo le persone, ma anche gli animali da allevamento, come pecore o mucche”. Si coltivano ancora piccole quantità di cetrioli, pomodori, cipolle verdi e prezzemolo: ma sono poche o molto costose, anche quando si trovano per mettere insieme un’insalata bisogna spendere 20-25 euro. Tutto il poco cibo in vendita ha prezzi elevatissimi: secondo il WFP i prezzi sono cresciuti fra il 150 e il 700 per cento rispetto a quelli precedenti alla guerra e un sacco di farina può costare il corrispondente di 150 euro. Ma la maggior parte degli alimenti, così come il gas per cucinare, semplicemente non si trova.

Bambini di Gaza in attesa del pasto quotidiano presso una mensa improvvisata

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