
Prosegue l’escalation militare fra i due paesi del sub-continente indiano, dilaniati da decenni per tensioni etniche e religiose, nonchè in aperta contesa per il controllo della limitrofa regione del Kashmir. Nella notte di Sabato 10 maggio, in risposta all’attacco indiano del giorno precedente, che sembra aver causato almeno 11 morti fra la popolazione civile, il Pakistan ha lanciato un massiccio contrattacco missilistico.
Fra i principali obiettivi delle forze aeree di Islamabad vi erano l’aeroporto di Pathankot, la base aerea di Udhampur e il deposito missilistico BrahMos a Beas. Sono state udite, inoltre, esplosioni ella città indiana di Jammu nella regione del Jammu e Kashmir, e in varie città del Punjab indiano. Sembrta inoltre che le artiglierie pakistane abbiano aperto il fuoco su larga scala lungo la Linea di controllo, nella regione del Kashmir. Sopra i cieli della regione contesa sono stati rilevati e filmati dai locali numerosi scontri tra i caccia delle due aeronautiche. Infine, successivamente all’attacco missilistico, uno sciame di droni suicidi avrebbe preso di mira le principali installazioni militari ed energetiche indiane nelle regioni del Kashmir e del Punjab, seguendo uno schema di bombardamento aereo simile a quello visto nel conclitto ucraino, il quale prevede un’alternanza fra missili da crociera e droni; sembra che alcuni dispositivi non guidati pakistani siano esplosi perfino nella regione della capitale indiana New Dehli.

L’origine dell’escalation fra India e Pakistan
Le tensioni fra i due paesi hanno iniziato la loro crescita inesorabile il 22 aprile del 2025 in seguito all’attentato di Pahalgam contro un gruppo di turisti maschi da parte di cinque miliziani nei pressi di Pahalgam, nella regione di Jammu e Kashmir, amministrata dall’India, in cui sono stati uccisi almeno 28 civili. Il Fronte della resistenza, ritenuto una propaggine del gruppo terroristico islamico pakistano Lashkar-e Taiba, ha inizialmente rivendicato la responsabilità dell’attacco, salvo poi ritrattare nei giorni successivi.
Per questa ragione, L’india ha accusato il Pakistan di sostenere il terrorismo transfrontaliero e ha lanciato la cosiddetta Operazione Sindoor. L’attacco missilistico di rappresaglia dell’esercito indiano ha colpito nove infrastrutture definite “terroristiche” di organizzazioni con sede in Pakistan e collegate all’attentato in Kashmir del 22 aprile. Sono state colpite principalmente tre aree: Muzaffarabad e Kotli, nel Kashmir amministrato dal Pakistan, e Bahawalpur nella provincia pakistana del Punjab.

Il rischio di una guerra nucleare regionale
La rappresaglia indiana ha dato vita ad una serie di attacchi reciproci fra i due eserciti in un’escalation che sembra non volersi attenuare, caratterizzata da continue risposte ad un attacco della parte opposta. Si tratta di uno schema abbastanza comune negli scontri tra potenze regionali. Basti pensare al bombardamento israeliano dell’ambasciata iraniana di Damasco, il 1º aprile 2024, a cui aveva fatto seguito la risposta missilistica di Teheran. In quel caso si era trattato di una ritorsione concordata fra i governi di entrambi i paesi.
Tuttavia questo schema non garantisce un’attenuazione delle ostilità dopo che un paese attaccato ha dato prova all’opinione pubblica di poter “rispondere” agli attacchi ricevuti; al contrario, l’escalation militare è molto più facile di quanto si pensi, soprattutto quando un retroterra di odio etnico, storico e religioso si interpone fra due paesi.
Il pericolo è di gran lunga maggiore quando si tratta di uno scontro fra due potenze dotate di armi nucleari. Le stime dicono che l’India nel 2020 aveva fra le 140 e le 150 testate nucleari nei propri arsenali. Più datate, risalenti al 2012, le ipotesi sull’arsenale del Pakistan: la stima è di 90-110 testate nucleari. Secondo l’archivio per il disarmo, il Pakistan oggi ne avrebbe 165 e l’India 160.
L’India dispone di 48 aerei in grado di lanciare l’atomica: 32 cacciabombardieri Mirage 2000H e 16 cacciabombardieri Jaguar IS. Il Pakistan ha incece 36 aerei per lanciare bombe nucleari, tre caccia Mirage III e Mirage V. Oltre ai caccia Mirage, il Pakistan ha a disposizione degli F-16 che potrebbero essere equipaggiati con delle testate nucleari, ma un accordo con gli USA, paese fornitore di questi velivoli, vieta alle forze di Islamabad di utilizzarli in attacchi sul suolo indiano.
Sebbene l’India disponga di un arsenale nucleare e convenzionale più ampio, non bisogna sottovalutare l’impatto devastante che uno scambio atomico avrebbe per i due paesi; nè si deve dare per scontato che una delle due potenze, trovandosi alle strette, non faccia ricorso alle sue armi più potenti.
