Mario Draghi e l’autore Aldo Cazzullo alla presentazione del libro: “Quando eravamo padroni del mondo”, edito da HarperCollins Italia (foto del profilo Instagram di Aldo Cazzullo)

Per l’Europa “è un momento critico e speriamo che ci tengano insieme quei valori fondanti che ci hanno messo insieme”, lo ha detto l’ex premier Mario Draghi partecipanto alla presentazione del libro di Aldo Cazzullo “Quando eravamo padroni del mondo”.

L’ex Presidente della BCE non ha nascosto la sua “preoccupazione” spiegando che oggi “il modello di crescita si è dissolto e bisogna reinventarsi un modo di crescere ma per fare questo occorre diventare Stato. Il mercato europeo è troppo piccolo, ci sono tanti mercati e quindi le piccole imprese che nascono in Europa appena crescono o vendono o vanno negli Stati Uniti”.

Nel futuro scenario mediorientale “l’Europa dovrà essere presente non solo finanziando l’Onu da lontano, ma fare qualcosa di più di quanto ha fatto finora” ad esempio in Ucraina.

“Non basta mettere molto denaro: necessariamente ci sarà un ruolo per il coinvolgimento dell’Europa, coinvolgimento che però ovviamente non sarà militare visto che siamo deboli e non credibili mentre ci sarà una grande richiesta di una presenza umanitaria”. In questo periodo in Europa abbiamo “una paralisi decisionale”, una sorta di stallo anche per l’avvicinarsi delle elezioni europee. “In altre parole è un momento critico e speriamo che ci tengano insieme quei valori fondanti che ci hanno messo insieme.

Ora la cosa più importante è capire come fare a costituire dei fondi europei che finanzino difesa e la lotta al cambiamento climatico. Serve poi una politica estera coordinata perchè i ministri degli Esteri si vedono ma non si mettono d’accordo. Bisogna pensare a una maggiore una integrazione politica, a un vero Parlamento d’Europa, iniziare a pensare che siamo che siamo italiani ed europei”.

Quello dell’impero romano “è un modello di società ‘aperta’, fatto di immigrazione, integrazione, assimilazione, di grande mobilità delle persone” ma non “dovremmo prendere esempio” da questo modello per “cercare legittimazione per un modello che abbiamo in mente”.

“Tutti i potenti hanno cercato legittimazione nell’Impero romano”. Ma – ha ammonito – “non ci si deve rivolgere alla Storia come un aiuto” anche perché quello di costruzione dell’identità dell’Impero Romano “è un processo di apertura che prende molti secoli”.

L’ex premier ha spiegato che “cercare la legittimazione nella storia e’ un esercizio pericoloso” anche perché si ragiona “su un contesto storico diverso, anteriore alla formazione dello stato moderno che si definisce anche attraverso l’esclusione degli altri”.

Draghi ha ricordato che “il problema di gestire i popoli conquistati risale all’impero e i romani capiscono che bisogna investire nella periferia, tant’è che alcune opere realizzate alla periferia sono piu’ grandi di quanto costruito a Roma”

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