Amnesty International – 60º anniversario

Dal 1963 la candela avvolta dal filo spinato è il simbolo di Amnesty International. Il logo, creato dall’artista britannica Diana Devora Redhouse (1923-2007), fu scelto come prima carta natalizia per la sua semplicità e l’efficienza del suo simbolismo. Il logo rappresenta l’unione di due immagini ispirate al proverbio cinese: “Meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”.

Amnesty International nacque il 28 maggio 1961 quando l’editore del settimanale britannico The Observer pubblicò una lettera dell’avvocato e attivista britannico Peter James Henry Benenson (1921-2005)[1]. Il fondatore di Amnesty International aveva deciso di scrivere dopo essere rimasto scioccato dalla notizia della condanna a sette anni di reclusione inflitta a due studenti portoghesi. La motivazione ? Colpevoli di avere fatto un brindisi in nome della libertà alludendo all’indipendenza dell’Impero portoghese durante il regime dittatoriale di António de Oliveira Salazar (1889-1970). Nella lettera l’avocato chiedeva ai lettori di scrivere a loro volta per sostenere gli studenti imprigionati ingiustamente. Iniziò così, con questa prima campagna di amnistia, la lotta in difesa dei diritti umani che questa associazione internazionale porta avanti senza sosta da sessant’anni.

Nel celebrare le oltre 50.000 persone che hanno riottenuto la libertà e la dignità che spettano di diritto a tutti gli esseri umani, ricordiamo le parole del suo fondatore: << This candle does not burn for us, but for all those people we have not been able to save from prison, who have been killed, tortured, kidnapped, or have “disappeared”. >>[2] perché finché la libertà di anche solo una persona sarà in pericolo, il lavoro non sarà finito.


[1] Nato Solomon adottò il cognome di sua madre, Flora Benenson, che fu la prima donna assunta per migliorare le condizioni di lavoro presso la multinazionale Marks & Spencer di Londra.

[2] << Questa candela non brucia per noi, ma per tutte quelle persone che non siamo riusciti a salvare dalla prigione, che sono state uccise, torturate, rapite, o sono “scomparse”. >>

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