La crisi dell’Impero Romano

Prima che l’Impero Romano si disgregasse, ci furono tre importanti figure che cercarono di governare al meglio il proprio territorio, per evitare uno degli eventi più risoluti di tutta la storia antica.

I tre imperatori prima della caduta del romano impero d’occidente furono Diocleziano, Costantino e Teodosio.

Diocleziano fu l’imperatore che si impegnò nel contenimento e che adottò una serie di soluzioni ai problemi che affliggevano l’impero. Istituì la tetrarchia, ossia, per assicurare la continuità dinastica, associò al potere due Augusti, due imperatori e due cesari, con poteri inferiori, ma che ai fini della trasmissione ereditaria alla morte di Diocleziano, avrebbero assicurato continuità. Spostò la capitale a Milano e fece provvedimenti militari e la crisi economica viene combattuta con l’istituzione del catasto, un nuovo sistema di esazione della tassa fondiaria.

Con Costantino invece, alcuni fenomeni già evidenziati durante Diocleziano vengono a porsi ancora in modo più lampante, e assistiamo a uno spostamento del baricentro politico verso Oriente.

Costantino fonda una nuova capitale sui resti di Bisanzio, ossia Costantinopoli, che nel 330 deve rispondere alla duplice natura dell’impero, facendo vedere quale fosse il nuovo centro nevralgico dell’impero stesso dal punto di vista politico ed economico. Comincerà così la lunga vita di Costantinopoli come centro delle province orientali, che poi sarà segnata dalla divisione netta tra Oriente e Occidente.

Un altro provvedimento epocale fu la politica nei confronti dei cristiani, con conseguenze fondamentali. Con l’editto di Costantino del 313 si attribuisce ai cristiani la libertà di culto.

Altro imperatore importante fu Teodosio dal 379 al 395, con il quale si realizza la divisione dell’impero, perché predispone ciò che sarebbe accaduto alla sua morte, ossia la divisione tra i suoi figli, ad Arcadio situato nell’impero orientale e Onorio nell’impero occidentale con capitale Ravenna. I figli, ancora molto giovani ebbero bisogno di due tutori, due tutori germanici, i quali ormai erano assunti nelle attività dell’impero e nella vita politica, il goto Rufino per Arcadio e il vandalo Stilicone per Onorio. Questa è una delle più radicali trasformazioni culturali ed etniche dall’età antica a quella medievale, che porta ad una società nuova, ibrida, che registra una fusione profonda di elementi romani e germanici.

Si giunge così agli eventi che porteranno proprio al crollo. Stilicone, tutore di Onorio, giocherà un ruolo importante nella resistenza contro i visigoti, ormai ampiamente penetrati nell’Italia padana.

Nel 405 a Fiesole vi fu una battaglia durante cui Radagasio viene sconfitto grazie a truppe germaniche e il merito della vittoria è di Stilicone. Nel 406 vandali e altre popolazioni germaniche entrano in italia senza essere più contenute e nel 410 l’entrata dei Visigoti conduce ad un evento sconvolgente, il sacco di Roma da parte di Alarico.

Seguono fasi di instabilità e nel 455 gli Unni sotto guida di Attila giungono in Italia settentrionale, facendo avvenire il secondo sacco di Roma, a cui seguì un sostanziale vuoto di potere.

I quadri politici più alti dell’impero d’Occidente non sono in grado di fronteggiare l’invasione, e di lì a poco, nel 476 Odoacre depone Romolo Augustolo e restituisce a Costantinopoli le insegne reali, governando in qualità di patrizio, non diventando imperatore. L’impero continuerà ad esistere solo a Costantinopoli, fino al Sacro Romano Impero di Carlo Magno. Nel 476 d.C. l’Impero Romano d’Occidente cessa definitivamente di esistere.

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